Il 2020 sarà a lungo ricordato per la rapida diffusione nel mondo del virus Covid-19. Esso ha colpito in modo particolarmente violento, fra le altre Nazioni, l’Italia, provocando lutti e sofferenze e costringendo le autorità civili, come è accaduto ‒ se pure in modo diverso ‒ in tutti gli Stati, ad adottare misure di contenimento che hanno fortemente compressa la fruizione di diritti fondamentali.

Il Centro Studi Rosario Livatino ha seguito fin dai primi decreti legge e dPCM la formazione di quella che può definirsi una legislazione di emergenza. Sul proprio sito a partire dal mese di marzo si sono susseguiti interventi quotidiani, avendo come duplice obiettivo quello di individuare i profili problematici della singola voce interessata dai provvedimenti del Governo, e quello di formulare proposte realistiche migliorative: col taglio indicato, sono state affrontate le questioni riguardanti l’uso dello strumento penale per indurre la popolazione a comportamenti virtuosi per arginare la pandemia, la condizione interna agli istituti di pena, aspetti toccati dai vari dd.ll., a cominciare dal d.l. “cura Italia”, con riferimento agli aiuti alla famiglia, al trattamento dei lavoratori autonomi, alla gestione delle crisi di impresa. Non sono mancati gli approfondimenti sui risvolti etici di scelte di governo operate anche al di fuori dei confini italiani. Vi è stata una attenzione particolare alle misure adottate in tema di esercizio del culto, in particolare del culto cattolico, con riferimento le disposizioni del Concordato e della Costituzione. Si è riflettuto sugli sviluppi in regime ordinario della compressione della funzionalità di alcune istituzioni, in primis il Parlamento e l’ordinamento giudiziario, ancora in atto.

La prima parte di questo numero di L-JUS è pur essa dedicata a riflessioni correlate alla pandemia, ma in una prospettiva di più estesa articolazione, andando oltre la stretta attualità. Una delle istituzioni le cui posizioni hanno provocato reazioni e contrasti in questo periodo è senza alcun dubbio l’Unione Europea: il saggio iniziale, di Tomaso Epidendio, spiega quanto, soprattutto in un momento di crisi così pesante, il legame con le radici cristiane gioverebbe all’Europa a trovare al proprio interno quelle risorse di vigore e di generosità necessarie ad affrontarlo. In linea di continuità, Angelo Contrino e Francesco Farri, descritto il sostegno prospettato dall’UE agli Stati che la compongono, forniscono un quadro delle misure finanziarie e fiscali che invece sono necessarie per una reale ricostruzione. Mauro Ronco approfondisce una delle questioni più delicate che l’emergenza ha posto al centro del dibattito: quella della responsabilità dei medici, a fronte delle scelte difficili in condizioni critiche che sono stati costretti ad adottare, ma anche in assoluto, formulando la proposta di limitare la responsabilità stessa al piano civilistico. Il saggio seguente, di Stefano Nitoglia, affronta il complicato nodo della limitazione della libertà religiosa avvenuta nei mesi dell’emergenza, ponendo a confronto i provvedimenti adottati con le disposizioni costituzionali e pattizie in vigore. Infine, Paolo Maci si diffonde sulle ricadute negative delle norme adottate sulla esistenza in vita delle scuole paritarie.

La seconda parte contiene la consueta serie di studi. Essa è aperta dal testo della relazione che Mauro Ronco ha svolto in occasione del 40° anniversario dell’omicidio dell’avv. Giorgio Ambrosoli, figura esemplare di professionista e di credente. Vent’anni dopo la direttiva 2000/78/CE, Angelo Salvi tratta della libertà di religione e del divieto di discriminazione nello spazio europeo. Aldo Rocco Vitale affronta il tema del rapporto fra diritto e persona nell’ideologia e nell’esperienza del marxismo. Conclude la sezione il saggio di Daniele Onori sui risvolti etici del lavoro del giurista nel diritto c.d. post-moderno.

 

Alfredo Mantovano