Mauro Ronco (a cura di), Il “diritto” di essere uccisi: verso la morte del diritto?, con contributi di Mauro Ronco, Luigi Cornacchia, Assuntina Morresi, Giovanna Razzano, e Antonio Ruggeri e l’introduzione di Alfredo Mantovano, Giappichelli, 2019.

 

Con l’ordinanza n. 207/2018 la Corte costituzionale ha esaminato la questione di legittimità dell’art. 580 del codice penale, nella parte in cui incrimina le condotte di aiuto al suicidio. E ha rinviato la decisione all’udienza del 24 settembre 2019 con una ordinanza che prescrive al Parlamento la radicale riscrittura della disposizione impugnata, con una procedura medicalizzata di suicidio assistito, prescrivendo di provvedervi entro la data dell’udienza di rinvio.

Il volume Il “diritto” di  essere uccisi: verso la morte del diritto?, uscito in questi giorni, per un verso completa e rende organico un lavoro avviato da tempo sul tema dal Centro Studi Livatino con numerosi workshop e con l’atto di intervento nel giudizio costituzionale; per altro verso non si accontenta della mera lettura, se pur accompagnata dal richiamo ermeneutico delle Corti nazionali e delle Corti europee, delle norme interessate, e della verifica della loro adeguatezza rispetto a pretese innovazioni sanitarie. Va oltre, nella ricerca delle radici ideologiche della disponibilità della vita umana e dell’autodeterminazione che oggi vengono – entrambe – fatte arbitrariamente coincidere con l’affermazione della dignità dell’uomo. Ricostruisce così il filo ideologico e in senso lato culturale che lega il darwinismo ottocentesco, l’eugenismo del XX secolo, alla base di regimi e prassi totalitari, e l’attuale collocazione dei confini alla vita alla stregua di una pretesa “qualità” della vita stessa, la cui decisione ultima competerebbe al giudice.

L’opera è curata dal prof. Mauro Ronco, emerito di diritto penale all’Università di Padova e presidente del Centro Studi Livatino, che fornisce pure il contributo più ampio e diffuso del volume. A fianco al suo, gli interventi del prof. Luigi Cornacchia, della prof.ssa Assuntina Morresi, della prof.ssa Giovanna Razzano, del cons. Giacomo Rocchi e del prof. Antonio Ruggeri completano, ciascuno per la parte di competenza, uno strumento che è a disposizione certamente dei Giudici costituzionali, chiamati – alla scadenza da loro stessi fissata – a una valutazione che si auspica non strettamente vincolata al contenuto dell’ordinanza n. 207, soprattutto alla stregua del dibattito che ne è seguito. E poi dei Senatori e dei Deputati, dai quali finora non è giunto alcun segnale di significativo dissenso rispetto alle asserzioni dell’ultima parte dell’ordinanza n. 207. Dei Giudici ordinari, in particolare di chi in questi mesi sia stato o sia chiamato ad affrontare procedimenti penali nei quali venga contestata la violazione dell’art. 580 del codice penale. Di chiunque desideri avere un quadro d’insieme della questione, non solo sotto il pur importante profilo tecnico giuridico. Di chi, sia o non sia “addetto ai lavori”, è convinto, e con ragione, che il confine della vita coincide col confine della civiltà.

 

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