Il n. 1/2019 di L-JUS esce in un momento difficile per la giustizia italiana, e in modo particolare per la magistratura, attraversata da una crisi di credibilità che esige interventi di quadro e di prospettiva. La riflessione sul ruolo dei giudici, e sui limiti nell’esercizio della giurisdizione, è stata al centro del convegno nazionale annuale che il Centro Studi Livatino ha organizzato a Roma nell’ottobre 2017 dal titolo Giudici senza limiti?.

Appaiono particolarmente attuali le relazioni – che pubblichiamo in apertura del fascicolo – svolte nell’occasione da Francisco Javier Borrego Borrego, che è stato giudice della Corte europea dei diritti dell’uomo, e da Anthony Borg Barthet, Giudice in carica della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Esse richiamano all’umiltà nell’esercizio di una funzione così importante quale quella del giudicare: dal che deriva evitare quegli sconfinamenti e quelle interpretazioni che in realtà tali non sono, perché diventano creative di vere e proprie norme. L’attivismo giudiziario fa assumere al giudice responsabilità proprie dei Parlamenti e dei Governi.

Il 22 febbraio 2019 il Centro Studi Livatino ha organizzato un seminario a Roma, nella sede dell’Università europea Regina Apostolorum, riguardante i problemi seguenti alla ordinanza n. 207/2018 della Corte costituzionale, nel giudizio sulla legittimità dell’art. 580 codice penale, nella parte relativa all’aiuto al suicidio. Pubblichiamo tre delle preziose e ricche relazioni, riviste dagli Autori, svolte nella circostanza da Tomaso Emilio Epidendio, Giacomo Rocchi e Ersiliagrazia Spatafora, partecipanti al workshop, che affrontano talune delle questioni più significative poste dal provvedimento della Consulta.

Due approfondimenti originali, entrambi sul tema della famiglia, aprono la sezione dedicata agli “studi”: Emanuele Bilotti dedica la sua riflessione all’istituto familiare nel quadro della normativa europea, sottolineando la differenza rispetto alle legislazioni nazionali, in primis quella italiana, essendo ben diversi i suoi fondamenti a seconda che si abbia quale riferimento la Costituzione repubblicana, ovvero la Carta di Nizza. Il contributo di Aldo Rocco Vitale è sull’eventuale incidenza della sfera affettiva per la disciplina della famiglia, in un contesto nel quale appare prevalente la dimensione dell’amore quale base del legame familiare, e marginale ogni altro elemento. Paolo Valiante affronta la questione dell’aborto preterintenzionale, che presuppone chiarezza in ordine al bene giuridico tutelato e all’estensione temporale della difesa della vita nascente. Francesco Farri esamina analiticamente e nell’insieme la proposta di legge della Regione Emilia-Romagna contro la “omotransnegatività”, i suoi profili critici, i rischi derivanti dalla sua eventuale approvazione. Infine, lo scritto di Vittorio Tusa sul rilievo della collegialità nella vita della Chiesa cattolica, più di mezzo secolo dopo la conclusione del Concilio ecumenico Vaticano II, permette di affrontare per la prima volta su questa rivista una questione di stretto diritto canonico, dal peso non solo giuridico (nella sezione “documenti” lo studio è integrato da una conversazione dell’autore con Mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano e segretario del Consiglio per la riforma della Curia romana).

Da questo numero prende l’avvio anche una rubrica di recensioni di volumi su temi fra quelli di interesse statutario del Centro Studi, a cominciare dall’opera, coordinata da Mauro Ronco, sul “diritto” a essere uccisi.

Ringrazio chi ci segue e utilizza quanto viene pubblicato su L-JUS. È la conferma più confortante che il lavoro del Centro Studi ha senso e seguito.

 

Alfredo Mantovano