Mauro Ronco 
Avvocato in Torino e Professore Emerito di Diritto penale
Università degli Studi di Padova

 

Intervento conclusivo

 

Ringrazio anzitutto il Presidente Bixio che ci ha ospitato con grande generosità; ringrazio anche il prof. Vari che ha organizzato questa manifestazione con dedizione intelligente e operosa.

Io ho l’onere e l’onore di chiudere questa riunione che è stata ricca sia di sollecitazioni culturali che di suggerimenti pratici.

Io penso che le soluzioni giuridiche al problema del deserto demografico siano gravemente insufficienti, anche se costituiscono dei passi importanti sulla via giusta. Non vanno pertanto assolutamente sottovalutate.

Per questo motivo sono grato al nuovo governo per ciò che sta cercando di fare. Spero che alle iniziali attività, ai primi investimenti di risorse facciano seguito esecuzioni concrete e rapide dei programmi con effetti positivi.

Le soluzioni giuridiche non sono però sufficienti. La Francia ha cercato per molti anni di risolvere il problema in questo modo; ma, come si rileva dai dati riportati dal prof. Blangiardo, la Francia sta poco al di sopra della nostra condizione. Certo, ha una maggiore resistenza grazie alle misure giuridiche ed economiche di sostegno alle famiglie. La Polonia stessa ha cercato di introdurre misure di questo genere e ha ottenuto qualche modestissimo risultato. Quindi è bene che siano introdotte misure di questo genere; ma – ripeto – non sono sufficienti.

Il problema è infatti di carattere culturale. Più ancora: è un problema anche di carattere religioso. E per questo motivo ringrazio la professoressa Catherine Pakaluk del Texas che così bene ha parlato di questo argomento. Si potrebbero svolgere delle ulteriori considerazioni che io condivido e che il prof. Mark Regnerus ha svolto a proposito della società capitalistica contemporanea.

Il liberalismo capitalistico contemporaneo, che ha affermato la sua egemonia in Occidente ormai da vari decenni, ha modificato la nostra cultura; il nostro modo di pensare attraverso il principio dell’utilità, il principio del successo, il principio del guadagno a scapito dei valori spirituali, il principio dell’edonismo a ogni costo e senza alcun freno. Il discorso sarebbe molto lungo. Questo tema occorre discuterlo e approfondirlo, perché concerne le radici della società contemporanea.

Io vorrei fare ora due considerazioni, mie personali, al di là degli apprezzamenti positivi per i contenuti e le proposte che sono emerse dai vari interventi della giornata.

Le mie due osservazioni sono collegate tra loro e vorrebbero mettere in luce il fatto che alla base della denatalità e del deserto demografico sta l’odio contro la generatività della persona umana tramite il rapporto sessuale dell’uomo con la donna. L’uomo è stato creato, lo dice la nostra Bibbia, l’Antico Testamento, da Dio a Sua immagine e somiglianza. “E Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza» […] Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò” (Gen. 1, 26-27).

Dio è immensa generatività. È immensa capacità di amore e quindi è  capacità di creare dal nulla. Noi siamo immagine di Dio e abbiamo allora in qualche misura in noi stessi questa capacità di generare; questa capacità di generare ci è stata data per la via del rapporto sessuale fisico dell’uomo con la donna. Il concetto biblico è stringente: “Dio maschio e femmina, li creò”.

E allora l’aggressione contro la generatività è l’aggressione che il mondo, non solo moderno, ma il mondo antireligioso, il mondo anticristico hanno introdotto sulla scena della storia sin da origini remote.

Quando ero giovane lessi un libro molto profondo, scritto nel 1854 da Emiliano Avogadro Della Motta, un grande studioso italiano, piemontese, vercellese, intitolato Teorica dell’istituzione del matrimonio e della guerra multiforme cui soggiace. Egli osservava come proprio nel secolo in cui Cristo visse, morì e risorse, spuntarono e si diffusero all’improvviso movimenti settari, variamente denominati, che potremmo definire di conio gnosticistico. Le loro dottrine erano spesso opposte tra di loro: gli uni suggerivano la totale astensione dal rapporto sessuale, perché esso, in quanto destinato alla generatività, è opera nefasta del dio del male. Questa posizione era rappresentata dai manichei e dalle varie sette che assomigliavano a loro. Marcione vietava la generazione, dicendo non doversi moltiplicare il genere umano per non concorrere all’opera del Demiurgo maligno. L’altra posizione, rappresentata per esempio da Epifane, era anch’essa contraria al matrimonio e alla generatività. La sessualità doveva essere comunisticamente condivisa tra tutti; servire come strumento di piacere, di orgia, ma non doveva essere funzionale alla generazione, che doveva essere comunque ostacolata. Astensione dal sesso o comunismo sessuale: ma divieto della generazione.

Avogadro Della Motta notava che queste due  forme di opposizione alla generatività, poi protratte nel corso dei secoli in forme  diverse, nonostante il formarsi di una civiltà in qualche modo ispirata ai valori cristiani; queste due concezioni, pure opposte tra loro, odiavano entrambe la generatività; odiavano che l’uomo e la donna potessero generare; potessero in qualche modo  trascendersi in una trascendenza che non è la trascendenza verticale, ma è una trascendenza che imita la trascendenza verso Dio, che è trascendenza rivolta alla continuità della vita dello spirito nel tempo, che non nega, ma preannuncia il desiderio di Dio.

Una tendenza verso la vita ultraterrena: infatti la generatività comporta una certa trascendenza della persona umana e della famiglia umana verso altre generazioni, verso i figli, i nipoti, ecc. e si radica nel ringraziamento per la generatività degli antenati e per la terra dei padri.

L’odio contro la generatività è stato instillato nella mente degli uomini dal nemico preternaturale fin dall’origine dei tempi, odio che è diventato più violento nel momento in cui Cristo è comparso, in cui Cristo ha ribadito la legge dell’unione dell’uomo con la donna come valore indissolubile, unione fondata su una promessa irrevocabile, che è fondatrice di status permanenti, come bene ha ricordato il prof. Bilotti. Lo status familiare trascende le singole persone.  La generazione è un dono in forza del quale nessuno è strumentalizzato: né il coniuge uomo né il coniuge donna né il frutto della generazione.

Ora, vedete, questa lotta contro la generatività è lotta contro l’immagine di Dio nell’uomo. Il nemico preternaturale non può combattere direttamente Dio, ma lo combatte nell’uomo e nell’immagine che nell’uomo è presente di Dio.

Facciamo un salto ai tempi presenti. Il prof. Bilotti ha parlato della generazione artificiale, che si realizza tramite i vari sistemi medicalmente previsti; ha parlato di procreazione artificiale omologa, eterologa ecc.

Con questi mezzi si consuma la stessa lotta contro la generatività dell’uomo e della donna.   In qualche modo si vuole che l’uomo e la donna non generino più direttamente attraverso il rapporto sessuale, ma la generazione avvenga tramite una mediazione di carattere tecnologico. Perché si vuole sempre combattere l’immagine di Dio nell’uomo, costituita dalla generatività.

Quando nel 1968 San Paolo VI scrisse l’Enciclica Humanae vitae, tutti voi la ricorderete, intendeva condannare sostanzialmente i metodi farmacologici contro la fertilità, metodi che poi hanno eroso praticamente la fecondità e la capacità generativa delle coppie e delle donne in tutto l’Occidente.

Quando il Pontefice scrisse l’Enciclica, che venne contestata anche all’interno della Chiesa, quando scrisse l’Enciclica, disse una cosa fondamentale, che poteva apparire retrograda e che venne criticata come tale, accusata di costituire un arretramento rispetto al progresso dei tempi. Il Pontefice dichiarò che il rapporto sessuale tra uomo e donna è intrinsecamente legato alla fecondità, cioè alla generatività.

Disse profeticamente una grande verità. Se si ostacola di principio la generatività nel rapporto sessuale si ostacola la vita familiare, si elude lo scopo del matrimonio, si nega la stessa sua realtà. Ciò sembrava qualcosa di retrogrado.

Questo dettato di Paolo VI venne completato in modo mirabile dal Cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede nel 1987. In un atto approvato dal Sommo Pontefice, il documento Donum vitae, voi lo ricorderete, venne completata perfettamente l’affermazione di Paolo VI, con l’indicazione del principio correlativo a quello da lui indicato. La Donum vitae affermò che la generatività è legata indissolubilmente al rapporto sessuale tra uomo e donna. Là il rapporto sessuale venne legato intrinsecamente alla generatività, cioè alla fecondità; qui si afferma che la generatività è legata al rapporto sessuale dell’uomo con la donna.

Il discorso dogmatico è completo. Anche se non è stato proclamato successivamente come dogma, il discorso dogmatico completo è stato proclamato dalla Chiesa. Perché, vedete, tutte le tecniche, le tecnologie che vogliono trasformare la generatività umana in qualcosa di artefatto, nel prodotto di una perfezione della tecnica, della tecnologia, vogliono in qualche modo negare, vogliono anch’esse negare la generatività dell’uomo e della donna. Vogliono negare la loro intrinseca immagine di Dio in questo atto fondamentale che è quello di dare la vita ad altri, a somiglianza di Dio che ha creato in origine la vita attraverso la creazione e crea l’anima immortale a tutti gli uomini e le donne per tutte le generazioni, mantenendoli in vita.

Adesso cosa sta capitando? Si favorisce questa, quell’altra tecnica, quell’altra ancora, perché la generazione attraverso la tecnologia vorrebbe diventare perfetta. O meglio appare meno imperfetta della generazione per via dell’incontro sessuale. Perché quello che è imperfetto va distrutto. E dunque bisogna usare la tecnologia per creare l’uomo perfetto, per creare l’uomo, per farlo. La tecnologia vuole sostituire il rapporto naturale generativo del maschio e della femmina per creare l’uomo nuovo, perfetto. La negazione dell’Antico e del Nuovo Testamento non potrebbe essere più radicale. Gesù compì il primo miracolo, prima dell’inizio della vita pubblica, a Cana di Galilea, per ricordare che il matrimonio è cosa sacra già sul piano naturale, e che diventa cosa santa se i coniugi accettano obbedenzialmente che Dio intervenga con il sacramento che rende santo l’amore.