Daniele Onori
Giurista e filosofo del diritto*

 

 

Sommario: 1. Introduzione ‒ 2.  Quale e quanta droga si consuma in Italia?‒ 3. Cannabis: la sostanza illegale più utilizzata ‒ 4. Eroina e Oppiacei: un fenomeno da non sottovalutare ‒ 5. Nuove sostanze psicoattive: ancora più potenti e pericolose ‒ 6. Sostanze stupefacenti: in Italia è emergenza under 25 – 7. Nuove dipendenze.

 

 

  1. Introduzione

 

«Le droghe minano le fondamenta della società, delle famiglie e delle relazioni umane, e tendono a colpire anche fasce molto giovani della popolazione»: lo ha detto il presidente della Camera Lorenzo Fontana aprendo i lavori[1] a Montecitorio per la “Giornata mondiale contro le droghe”.

È «essenziale aiutare coloro che soffrono di questa schiavitù». Per il presidente Fontana serve «un continuo impegno sulla prevenzione» con anche l’informazione «sulle conseguenze che deriva da una maggiore conoscenza del commercio occulto del dark web».

È poi intervenuto Alfredo Mantovano Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega di funzioni in materia di politiche antidroga che ha evidenziato preliminarmente come sia fondamentale per una piena consapevolezza del fenomeno nella lotta alla droga una corretta informazione specie tra gli adolescenti.

Oggi circolano più stupefacenti rispetto a qualche anno fa e lo attestano i dati ufficiali, aggiornati del Dipartimento antidroga della Presidenza del Consiglio, nella relazione inviata ai presidenti delle Camere.

La Relazione al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia[2] rappresenta uno strumento di analisi essenziale per la comprensione del fenomeno delle dipendenze che è sempre più legato a dinamiche di mercato complesse che caratterizzano sia la domanda che l’offerta di sostanze stupefacenti. L’analisi affronta le tendenze che caratterizzano la situazione attuale e identifica i nuovi scenari emergenti.

Il fenomeno analizzato da un punto di vista dei consumi appare in aumento sia nella fascia 18-64 anni sia nella fascia 15-19 anni.

In particolare, preoccupante è l’incremento nella fascia giovanile rispetto ai dati riferiti al 2021 (aumento dei consumi dal 18,7% al 27,9%) con un aumento rilevante soprattutto per cannabinoidi sintetici e NPS.

Nei dati di quest’anno da segnalare in particolare la persistenza di una alta prevalenza di uso di cannabinoidi sintetici e delle NPS che nel loro complesso rappresentano circa il 10% dei consumi. Sostanze queste “di nuova generazione” che hanno come fonte principale di acquisto il mercato del web. Ulteriore dato che colpisce è l’uso di psicofarmaci (SPM) riportato nella fascia 15-19 anni al 10,8% (nel 2021 era di 6,6%).

Lo stesso Rapporto Mondiale sulla Droga 2022 dello United Nation Office of Drugs and Crime ha confermato il sensibilissimo aumento nella coltivazione e nel traffico di cocaina, nonché l’esponenziale crescita nella produzione e commercializzazione delle Nuove Sostanze Psicoattive, individuando nella popolazione giovanile a livello planetario il “target” privilegiato per l’offerta delle sostanze stupefacenti e riconoscendo necessarie nelle Agende dei Governi le decisioni condivise in tema di politiche di prevenzione, cura e contrasto alle droghe illegali per la tutela della salute delle popolazioni.

 

  1. Quale e quanta droga si consuma in Italia?

 

La cocaina continua ad essere una delle sostanze più presenti nel mercato delle droghe in Italia, con un flusso di sostanza proveniente in prevalenza via mare dai Paesi di produzione sudamericani: negli ultimi quattro anni i quantitativi intercettati nel nostro Paese sono passati da circa 3 tonnellate e mezzo (2018) a oltre 26 tonnellate di sostanza sequestrata, il 77% delle quali presso le aree doganali marittime. A fronte di una maggiore diffusione nel territorio non è cambiata nel tempo la concentrazione media (70%) di principio attivo rilevata nei campioni di sostanza analizzati. Stabili anche il costo medio al chilogrammo a livello del narcotraffico (38.300 euro) e il prezzo sul mercato della strada, dove un grammo di sostanza costa in media 83 euro.

La spesa per il consumo stimata nel 2022 rappresenta poco meno di un terzo della spesa generale attribuita all’acquisto di sostanze stupefacenti e si aggira intorno ai 5 miliardi di euro. Tornano a crescere anche i consumi fra i giovanissimi (15-19enni): nel 2022 circa 44.000 studenti (ossia il 2% della popolazione studentesca) ne riferiscono l’utilizzo.

Sono mezzo milione le persone tra i 18 e gli 84 anni (1,1%) che ne hanno fatto uso nel corso dello stesso anno rendendo evidente che la cocaina resta una delle sostanze stupefacenti più diffuse nel Paese, dato confermato anche dalle analisi delle acque reflue.

La penetrazione nei territori è confermata anche dall’incremento nell’ultimo decennio delle segnalazioni per possesso di sostanza per uso personale (Art. 75 DPR n.309/1990), che rappresentano il 18% del totale delle segnalazioni avvenute nel 2022 e che vedono protagonisti soprattutto i consumatori con almeno 30 anni di età. A fronte di un generale decremento delle denunce per traffico e detenzione (Art. 73 DPR n.309/1990) e quelle per associazione finalizzata al traffico illecito (Art. 74 DPR n.309/1990), crescono in percentuale quelle associate a reati penali cocaina/crack-correlati.

Gli ultimi anni hanno reso evidente anche il maggiore impatto dei danni sanitari correlati alla sostanza e, se i dati del 2022 riferiti alle persone in trattamento presso i SerD, per uso primario o secondario di cocaina, mostrano una sostanziale stabilizzazione, cresce il numero di coloro che intraprendono un percorso nell’ambito dei servizi per le dipendenze del Privato Sociale, dove questa è la sostanza per il maggior numero di persone (39%) in trattamento.

Importante inoltre evidenziare che la cocaina rappresenta la sostanza d’uso primaria per oltre la metà dei detenuti tossicodipendenti e che il numero assoluto dei detenuti assistiti per disturbi da uso di sostanze da questa sostanza (10.047 soggetti) è quasi il doppio di quello riferito agli oppioidi (5.323 soggetti). In progressivo aumento anche i ricoveri correlati al consumo di cocaina, sia per diagnosi principale sia per diagnosi multiple droga-correlate, rispettivamente pari al 24% e 34% dei ricoveri droga-correlati.

Coerentemente aumentano anche i decessi attribuibili a overdose da cocaina/crack che nel 2022 hanno superato il 22% del totale (n.66). In generale si assiste quindi a un aumento della diffusione di cocaina, sia sul mercato sia a livello dei consumi: un fenomeno che necessita di essere attentamente monitorato al fine di contrastarne la diffusione e prevenirne il consumo.

 

  1. Cannabis: la sostanza illegale più utilizzata

 

Tutti gli indicatori esaminati descrivono i prodotti della cannabis come le sostanze stupefacenti più utilizzate in Italia, dato in linea con i medesimi indicatori riferiti a domanda e offerta a livello europeo e mondiale.

Dopo un’apparente contrazione osservata nel biennio trascorso il mercato torna ai valori del periodo pre-pandemico. Nel 2022 in più di 9.400 operazioni di polizia, che rappresentano circa il 50% delle operazioni totali, sono state sequestrate oltre 47 tonnellate di cannabis e derivati.

Oltre il 93% della sostanza sequestrata è stata rinvenuta nel territorio nazionale e nello specifico sulle persone fermate, in abitazioni private, in auto e all’interno di pacchi e lettere. Dall’analisi qualitativa è emersa una importante variabilità del quantitativo di principio attivo contenuto nei campioni con un sostanziale incremento medio di quello rinvenuto nei sequestri di hashish che dal 2018 è passato da una concentrazione media del 17% al 29%.

A conferma di una capillare penetrazione nel Paese, circa 4 milioni di persone tra i 18 e gli 84 anni (8,5%) hanno riferito di aver utilizzato prodotti della cannabis almeno una volta nel corso dell’anno e dalle analisi delle acque reflue si stimano circa 50 dosi giornaliere ogni 1.000 abitanti. Fra i giovanissimi sono oltre 580mila gli studenti tra i 15 e i 19 anni (24%) che ne hanno riferito l’uso nell’anno con valori tornati alle prevalenze osservate prima della pandemia.

Il 75% delle segnalazioni per detenzione a uso personale (Art.75 DPR n.309/1990) è legato al possesso di cannabinoidi dato questo che, a seguito di una riduzione nel biennio precedente, torna a crescere, mentre restano stabili le denunce cannabis-correlate per traffico e detenzione di sostanze stupefacenti o psicotrope (Art. 73 DPR n.309/1990) così come quelle per associazione finalizzata al traffico illecito (Art. 74 DPR n.309/1990) che rappresentano rispettivamente il 44% e l’8% del totale delle denunce. Stabile la quota delle persone assistite per l’uso di derivati della cannabis, circa l’11% delle persone in trattamento presso i SerD e poco meno dell’8% per quanto riguarda gli utenti in trattamento presso i servizi del Privato Sociale. Bassa seppur in progressivo aumento dal 2011 la percentuale di ricoveri direttamente attribuibili alla cannabis (dal 3% al 6% dei casi droga-correlati), dato che tuttavia incrementa sensibilmente quando ci si riferisce a ricoveri con diagnosi multiple (26%), arrivando a rappresentare la seconda sostanza maggiormente indicata.

 

  1. Eroina e Oppiacei: un fenomeno da non sottovalutare

 

I dati relativi alla diffusione di eroina e oppiacei descrivono un contesto articolato e controverso. Nel corso del 2022 si è osservata una generale stabilità del mercato degli oppiacei. I quantitativi di sostanza intercettata (circa 550 chilogrammi) si mantengono, come nel 2021, al di sotto dell’1% del totale delle sostanze sequestrate dalle Forze dell’Ordine. L’analisi qualitativa nei campioni sequestrati in media presenta percentuali di principio attivo stabile rispetto agli anni passati. Stabile o in leggera diminuzione anche il prezzo medio nello spaccio e nel traffico.

Stabili anche le segnalazioni per detenzione per uso personale (Art. 75 DPR n.309/1990), che rappresentano il 5% delle segnalazioni totali, e le denunce eroina-correlate per traffico e detenzione di sostanze stupefacenti o psicotrope (Art. 73 DPR n.309/1990) così come quelle per associazione finalizzata al traffico illecito (Art. 74 DPR n.309/1990) che, complessivamente, racchiudono il 7,4% delle denunce per reati droga-correlati.

Il dato relativo ai consumi nella popolazione indica invece una inversione di tendenza rispetto agli anni passati. Se nella popolazione studentesca si è tornati a livelli pre-pandemici con circa 25.000 studenti (1%) che riferiscono l’uso nel 2022, nella popolazione generale sono 750.000 le persone fra i 18 e gli 84 anni (1,4%) che riportano l’uso almeno una volta di eroina/oppiacei nell’anno, con un valore 3 volte superiore rispetto alla rilevazione del 2017.

Questo incremento potrebbe risentire della recente maggiore disponibilità di farmaci a base oppiacea, interpretazione sostenuta dal fatto che gli incrementi maggiori sono stati osservati nella popolazione femminile fra i 55 e i 74 anni.

In un quadro generalmente stabile gli oppiacei, e l’eroina in particolare, continuano a rappresentare la sostanza con un maggiore impatto di tipo sanitario, rappresentano infatti la principale sostanza di consumo tra gli utenti in trattamento ai servizi pubblici per le dipendenze e sono responsabili del 30% dei percorsi di recupero presso le strutture del Privato Sociale e del 20% dei ricoveri con diagnosi principale droga-correlata.

L’uso principale di eroina/oppiacei è inoltre attribuito al 14% dei detenuti tossicodipendenti. Rappresentano infine la categoria di sostanze responsabili del 50% dei decessi per overdose registrati in Italia seppur con una tendenza alla riduzione osservata nel corso degli ultimi tre anni. In un quadro di generale stabilità si osserva quindi un lento ritorno alla situazione pre-pandemica che potrebbe risultare inasprita da una maggiore contiguità con i farmaci a base oppiacea.

 

  1. Nuove sostanze psicoattive: ancora più potenti e pericolose

 

La crescente variabilità nel mercato delle sostanze stupefacenti è influenzata dalla disponibilità e dal consumo delle cosiddette NPS (Nuove Sostanze Psicoattive), composti sintetici che, essendo rapidamente manipolabili, sono difficili da rilevare e non sono immediatamente elencati nelle liste delle sostanze vietate dalla legge e dagli accordi internazionali.

Si tratta di un insieme molto ampio e dinamico, in continua evoluzione, che comprende sostanze molto pericolose o potenzialmente letali. Queste caratteristiche rendono il monitoraggio di questo fenomeno tanto centrale quanto complesso.

Da anni il Sistema Nazionale di Allerta Precoce (SNAP) rende possibile un aggiornamento costante di questa tipologia di sostanze: nel 2022 ha rilevato 76 nuove sostanze, appartenenti prevalentemente alla classe dei cannabinoidi sintetici e dei catinoni sintetici, 29 delle quali circolanti per la prima volta nel nostro Paese. L’identificazione è avvenuta quasi sempre a seguito di sequestro.

Inoltre, 48 sostanze stupefacenti e 2 piante sono state inserite all’interno delle Tabelle ministeriali contenenti le sostanze stupefacenti e psicotrope. Nella popolazione generale questo tipo di sostanze ha una diffusione contenuta, in crescita se comparata alla rilevazione precedente: nel 2022 sono circa 300.000 le persone che riferiscono di averne fatto uso, la loro diffusione e versatilità è confermata anche dalla presenza nelle analisi delle acque reflue che identificano la presenza varie tipologie di catinoni sintetici, di triptamine, di aricicloesamine, di ketamine e di fetanili.

Sono in particolare i più giovani a consumare NPS: tra gli studenti di 15-19 anni è circa il 6%, equivalente a oltre 140mila ragazzi, ad averle consumate almeno una volta nell’anno. Dopo la cannabis rappresentano la seconda tipologia di sostanze più diffusa e spesso vengono utilizzate in associazione con altre sostanze psicoattive. Le NPS maggiormente popolari fra gli studenti sono i cannabinoidi sintetici (4,4%) che hanno visto un ritorno ai valori pre-pandemici, seguiti da oppioidi sintetici (0,9%), ketamina (0,7%) e catinoni (0,5%).

Le nuove sostanze psicoattive rappresentano quindi un complesso e significativo problema nell’attuale panorama delle dipendenze: nonostante coinvolgano una percentuale relativamente bassa di persone è un mercato che si caratterizza per la sua dinamicità e volatilità, con sostanze che emergono e scompaiono rapidamente, potenzialmente molto dannose e difficili da individuare con importanti conseguenze per la salute pubblica. Pertanto, è di fondamentale importanza identificare e sviluppare tecniche di analisi rapide ed efficaci, nonché implementare interventi preventivi per affrontare questa problematica e contrastare l’aumento del mercato delle NPS.

 

  1. Sostanze stupefacenti: in Italia è emergenza under 25

 

In particolare, le sostanze psicoattive, legali e illegali, risultano piuttosto diffuse tra i giovanissimi. Nel 2022 si è osservato un generale aumento dei consumi che sono tornati a valori in linea o superiori rispetto a quelli pre-pandemici.

Tra le sostanze psicotrope legali, la più diffusa è l’alcol, consumato nell’anno da circa 1milione e 900mila studenti di 15-19 anni. Per oltre 780mila studenti (33%) si è trattato di un consumo elevato che ha portato all’intossicazione alcolica e, tra i 18-24enni, la quota di quanti si sono ubriacati nell’ultimo anno è circa il 50%. La grande novità sta nel sorpasso di genere: nel 2022 sono state soprattutto le studentesse sia ad utilizzare alcolici (M=77%; F=79%) sia ad essersi ubriacate (M=29%; F=35%).

In forte aumento anche l’uso di psicofarmaci senza prescrizione medica che nell’ultimo anno ha coinvolto quasi 270mila 15-19enni. Queste sostanze risultano da sempre più diffuse tra le studentesse, per le quali, nel 2022, si registrano i valori di consumo nell’anno più elevati mai osservati fino a oggi (15,1%). Il consumo di sostanze psicoattive illegali ha interessato circa il 30% della popolazione studentesca, il dato è in crescita rispetto al 2021 e ha raggiunto valori superiori a quelli pre-pandemici. La sostanza maggiormente utilizzata è la cannabis, seguita dalle nuove sostanze psicoattive, inalanti e solventi, cannabinoidi sintetici, stimolanti, allucinogeni, cocaina, anabolizzanti e oppiacei.

La cannabis è stata consumata dal 24% degli studenti e da oltre un quarto dei 18-24enni, con percentuali che tendono a diminuire dopo i 25 anni. Aumenta anche la quota di minorenni segnalati per violazione dell’Art.75 DPR n.309/1990, in particolare tra le ragazze che, nel 2022, raggiungono il 16% (M=11%; Totale=12%). Così come crescono del 15%, rispetto all’anno precedente, le denunce alle Autorità Giudiziarie per reati droga-correlati a carico di minorenni. Nel 2022, quasi il 10% degli accessi al Pronto Soccorso direttamente droga-correlati ha riguardato minorenni e circa il 14% 18-24enni. Tra i ricoveri con diagnosi principale droga-correlata, il 15% ha riguardato persone con meno di 24 anni, valore che risulta anch’esso in aumento. Si osserva inoltre una generale riduzione dell’età media dei ricoverati, specialmente nel genere femminile.

 

  1. Nuove dipendenze

 

Oltre all’uso di sostanze, negli ultimi anni, si è assistito all’emergere di ulteriori comportamenti a rischio e potenzialmente additivi, spesso legati a Internet e alle nuove tecnologie. Il più diffuso tra questi è il gioco d’azzardo che nel 2022 ha interessato circa la metà degli studenti 15-19enni.

In seguito alla pandemia si osserva inoltre un incremento dell’utilizzo di Internet a rischio e della percentuale di vittime e autori di atti di cyberbullismo. Sempre nel mondo delle relazioni digitali emergono nuovi fenomeni come il ghosting o il ritiro sociale volontario. Il primo, nel 2022, ha coinvolto oltre 850mila studenti mentre sono circa 55mila gli studenti che sono rimasti isolati per oltre 6 mesi. Nello scenario attuale si osserva sempre più frequentemente una concomitanza di questi comportamenti, associati spesso tra loro e al consumo di sostanze psicoattive, legali e illegali, questo configura la necessità di considerare numerose dimensioni di fragilità in questa delicata fase dello sviluppo e l’urgenza di prospettare una presa in carico multidisciplinare capace di accogliere i bisogni dei più giovan.

Da vari anni, il tema delle dipendenze si è esteso includendo sempre di più, accanto alle principali forme di dipendenza legate a sostanze (ad es. alcol, cocaina, oppiacei), le cosiddette dipendenze comportamentali in cui non è implicato l’uso di sostanze.

Queste nuove dipendenze o New Addictions, che interessano un numero di persone sempre maggiore, vengono considerate da alcuni autori come malattie della postmodernità. Infatti, la loro diffusione sembra essere agevolata dall’innovazione tecnologica e dai cambiamenti socioculturali e socioeconomici.

A seguire è intervenuto anche il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri evidenziando il ruolo centrale delle comunità terapeutiche per il recupero dei tossicodipendenti e non solo.

Le comunità terapeutiche fanno parte del sistema dei servizi pubblici e privati accreditati che offrono risposte a bisogni diversificati delle persone che hanno una tossico-dipendenza. L’Italia è in questo settore un paese che presenta un sistema di welfare strutturato e capillare.

In particolare, sono strutture che offrono programmi terapeutico-riabilitativi personalizzati che sono frutto di esperienze di oltre quarant’anni di attività. Si tratta di programmi residenziali che coniugano la forza delle relazioni umane significative di auto-aiuto che si sviluppano in una comunità terapeutica, e gli approcci multidisciplinari delle scienze educative e della psicologia clinica.

Questi aspetti psico-educativi si combinano con i trattamenti medici (anche psichiatrici) e farmacologici per la cura delle dipendenze patologiche.

Oggi, pertanto, le comunità terapeutiche, rappresentano un concentrato di questi diversi aspetti del sapere scientifico e dell’umanizzazione delle cure: le comunità terapeutiche hanno origine in ambito psichiatrico come superamento dei manicomi proprio attraverso la combinazione di saperi e di un diverso approccio relazionale ai contesti di cura.

Il loro ruolo oggi è utile non solo alla cura delle dipendenze, ma anche in ambito educativo, in particolare nel fornire alle scuole di ogni ordine e grado, programmi di prevenzione dedicati alle diverse fasce d’età. In questo ambito dei programmi dedicati alla prevenzione, le comunità terapeutiche hanno sviluppato saperi ed esperienze che sono frutto di un lavoro di ricerca che va avanti ormai da quarant’anni.

Purtroppo, in generale, la prevenzione è una strategia del sistema delle politiche sociali e sanitarie piuttosto marginale: la pandemia provocata dal Covid 19 è un esempio emblematico, ovvero, si è puntato sugli ospedali, piuttosto che sulla sanità territoriale e di prossimità. I risultati li conosciamo tutti. La prevenzione non è conveniente dal punto di vista economico. Esiste, poi, una certa scienza accademica con la puzza sotto il naso, che non considera la prevenzione come degna di importanza, perché opinabile la rilevazione dei risultati di efficacia. Si tratta di atteggiamenti di pregiudizio non aderenti alla conoscenza delle dinamiche sociali e relazionali degli esseri umani

Un ulteriore intervento è stato quello del Ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi che ha sottolineato il ruolo dello Sport come strumento di prevenzione e lotta alle dipendenze giovanili.

Le dipendenze sono il sintomo ma anche l’espressione di un profondo disagio che affligge un’ampia fascia della popolazione, ed in modo sempre più evidente giovani ed adolescenti. Nel corso degli anni, alle tradizionali dipendenze da sostanze stupefacenti ed alcol si sono affiancate nuove forme come la ludopatia o quelle legate al mondo digitale. In particolare, i social media sembrano essere divenuti veri e propri rifugi virtuali per un numero crescente di giovani e giovanissimi, con un livello quotidiano di utilizzo, in termini di tempo, che evidenzia i caratteri preoccupanti tipici della dipendenza.

Le dipendenze esasperano il disagio interiore dell’individuo e possono diventare, anche per gruppi composti da più soggetti problematici, un pericoloso acceleratore che spinge fino all’autolesionismo più estremo, come accaduto di recente a numerosi adolescenti che hanno partecipato ai cd. giochi mortali, sempre più diffusi sul web (ne esistono già varie formule, molto seguite dagli adolescenti in tutto il mondo).

Occorre affrontare il problema sotto vari profili, partendo da una adeguata e quanto più diffusa formazione ed informazione sulle diverse forme di dipendenza. Nell’ambito delle strategie di prevenzione e contrasto alle forme patologiche in esame, lo sport può giocare un ruolo di straordinaria importanza.

Lo sport può essere strumento ed al contempo soluzione per prevenire quelle forme di disagio giovanile che spingono verso le varie dipendenze, così come può rappresentare una reale via di uscita per quanti sono già caduti nelle trappole della ludopatia o delle sostanze stupefacenti, piuttosto che delle nuove e frequenti dipendenze digitali.

La pratica sportiva, sia individuale che di gruppo, offre una alternativa reale a forme di svago alienanti che spingono l’individuo all’isolamento;

Le dipendenze devono essere considerate, ciascuna con le proprie specificità, come moderne forme di schiavitù per milioni di individui.

Il convegno è stato un’opportunità, inoltre, per ascoltare il parere degli esperti americani, Kevin Sabet, già consulente dell’Ufficio per la politica di controllo delle droghe della Casa Bianca e Luke Niforatos, Vicepresidente esecutivo di Smart Approaches to Marijuana (SAM).

Ma anche per assistere alle testimonianze di giovani e genitori che hanno raccontato le loro esperienze dirette e i loro traguardi raggiunti grazie al “coraggio” e che hanno consegnato una targa di riconoscimento per l’impegno nell’educazione contro le droghe a Roberto Mancini, allenatore della nazionale italiana di calcio, Arianna Fontana, pattinatrice di short track italiana, al comico Max Giusti e a Don Mario Marafioti.

Tutte le droghe fanno male, scegli le emozioni vere” afferma Roberto Mancini testimonial dello spot della nuova campagna di comunicazione lanciata in anteprima durante l’evento e realizzata dal Dipartimento per le Politiche Antidroga in collaborazione con il Dipartimento per l’Editoria e l’Informazione.

Il messaggio, pertanto, che parte dal convegno è che c’è un mondo che non si rassegna, un mondo fatto di giovani, di famiglie, di personaggi del mondo dello spettacolo, un mondo che vede al suo fianco le istituzioni che mette in comune le esperienze maturate sul campo per circoscrivere il più possibile questa deriva e per invertire la rotta: comunità, sert, regioni, professioni a vario titolo coinvolte (psichiatri, psicologi, medici di ogni specializzazione).

Come spiega Alfredo Mantovano, dall’avvio dell’attività di questo Governo c’è stata la volontà di rendere questa condivisione effettiva e concreta con incontri periodici e tavoli tecnici per entrare nel dettaglio e trovare le soluzioni ad ogni tipo di dipendenza. Il sottosegretario sottolinea che bisogna, a tal proposito, ampliare le competenze del dipartimento politiche anti droga ricomprendendo tutti i tipi di dipendenza.

Tutto questo è possibile avviando un percorso per l’autonomia e consistenza delle risorse che sono dedicate al settore con l’istituzione di un fondo nazionale per la lotta alle dipendenze patologiche, atteso che il fondo nazionale per le politiche antidroga, istituito circa un decennio fa, è stato poi fatto confluire in un fondo più ampio, invece-ribadisce Mantovano- è necessario che ci sia una gestione autonoma.

A novembre del 2021 a Genova si è tenuta la conferenza nazionale sulle dipendenze che secondo il testo unico sulle droghe dovrebbe tenersi ogni tre anni, quella immediatamente antecedente si era svolta tredici anni prima a conferma della disattenzione generale delle istituzioni.

Urge, pertanto, calendarizzare una nuova conferenza per porre al centro del dibattito politico e culturale la questione fondamentale che non è la sostanza ma la persona finalmente posta al centro nell’ interlocuzione.

In particolare − continua Mantovano − col ministro della Salute è stato posto l’accento sul diritto di scelta: non è possibile che, se un paziente intende sottoporsi a una cura ha la possibilità di farlo in ogni zona del territorio nazionale e poi per chi invece intende affrontare un percorso di recupero dalla tossicodipendenza si venga vincolati al territorio dove risiede quando la varietà degli approcci al recupero può far preferire una soluzione più adeguata.

Pochi si chiedono come mai crescono le liti, i furti, che degenerano in omicidi. Neanche gli episodi drammatici di Desirèe Mariottini, nel quartiere romano S. Lorenzo o di Pamela Mastropietro a Macerata, hanno fatto cambiare opinione sulla questione della droga.

Desirèe e Pamela muoiono dopo sevizie e agonie, ma iniziano a morire quando ciascuna di loro si è lasciata convincere – a monte c’è stato pur sempre un atto di volontà, per quanto debole e condizionato – che la droga è la risposta al problema di vivere.

I carnefici di Pamela e di Desirèe hanno avuto a che fare con la droga sia come strumento per attrarle, sia come benzina per alimentare la propria brutalità ed eliminare ogni freno per sé e verso le vittime.

Pertanto, si può essere complici di questi assassini anche solo con l’indifferenza, convincendosi che tutto sommato la questione droga non meriti considerazione attenta e prioritaria.

Mantovano conclude affermando un concetto fondamentale nella lotta alle dipendenze e cioè che la sfida veramente cruciale è quelle educativa.

Le istituzioni non possono attestarsi sulla riduzione del danno perché significherebbe rassegnarsi alla “gestione del male” ed un Governo non può gestire il male ma deve invertire la rotta.

Quello che interessa realmente non sono i milligrammi in più o in meno di ciascuna delle sostanze riportate dalle tabelle, la linea di confine è su qualcosa di più importante è sul significato da conferire a termini come libertà e come responsabilità.

Prevenzione informazione, educazione vicinanza prima dei pure importanti articoli di legge sono il terreno di confronto e- ammonisce Mantovano- se necessario di scontro.

Le politiche di prevenzione vanno rivolte specialmente gli adolescenti, e non possono tollerare incertezze sul piano della comunicazione: nella gran parte delle Nazioni europee si sono conseguiti risultati importanti in termini di abbattimento del consumo di tabacco, grazie a sanzioni mirate e a grandi campagne di informazione; se analoghi traguardi non si sono raggiunti per il consumo di droga è anche perché circolano con troppa insistenza messaggi fuorvianti, relativi alla presunta innocuità o leggerezza di talune sostanze.

Alcuni ordinamenti, per esempio, qualificano ‘leggero’ il GHB, l’acido γ-idrossibutirrico: somministrato in maniera controllata e a dosaggi definiti, esso può avere effetti positivi in pazienti con disturbi del sonno e può aiutare nel trattamento dell’alcolismo. Il problema è il suo uso non sotto prescrizione medica, bensì arbitrario, al di fuori di ogni prescrizione e verifica professionale, dopo l’acquisto avvenuto sul web o per strada: è la ragione, ahimè tragica, della qualifica mediatica assunta di “droga dello stupro”.

Siamo ben consapevoli che, pur essendo la dipendenza da droga una emergenza, pochi ne parlano. La droga fa vittime, ma – tranne che nell’immediatezza di ciascuna singola tragedia – la si ignora quale causa di esse. Non è una calamità naturale: è voluta, sostenuta finanziariamente, e propagandata, e in più favorita da leggi non sempre razionali.

In Paesi nei quali la legalizzazione è diventata legge l’emergenza ha consistenza drammatica: «le droghe legali – spiega Pino Arlacchi, già direttore dal 1997 al 2002 dell’UNDCCP-Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo delle droghe e la prevenzione del crimine – hanno generato negli Stati Uniti una platea di 10 milioni di consumatori, e un numero di morti per overdose che ha raggiunto il mese scorso la cifra di 100.000 all’anno (in Europa 7 mila). La libertà di drogarsi è così diventata la prima causa di morte (pre-Covid) dei cittadini degli Usa di età inferiore ai 50 anni».

Siamo chiamati ad affrontare questa emergenza con campagne di prevenzione, anzitutto nelle scuole. Nel dialogo coi media, dovremmo intenderci su quanto sia dannosa la promozione in talk o fiction di sostanze con troppa leggerezza definite “leggere”.

E siamo chiamati a farlo vincendo tanti luoghi comuni, primo fra tutti quello secondo cui vi sarebbero droghe che non fanno male: sappiamo bene invece, per fare un esempio, che lo ‘spinello’ oggi in circolazione, cui tanti conferiscono o un effetto di contenimento del dolore, o comunque un innocente sapore di giovanilistica trasgressione, ha spesso effetti negativi, che possono diventare non reversibili nei confronti degli adolescenti, quando ha elevate percentuali di principio attivo. Il principio attivo della cannabis, il THC, è rintracciabile nella pianta non trattata in una percentuale massima del 2,5%. In Italia – ma immagino che sia così anche negli altri Paesi – mentre nei sequestri di tale sostanza operati dalle forze di polizia trent’anni fa il THC aveva una percentuale media fra l’1 e il 2%, nei sequestri effettuati nel 2020 ha raggiunto la media del 25% quanto all’hascisc, con punte del 78%, e del 10% quanto alla marijuana, con punte del 39%: ciò è reso possibile grazie alla coltivazione intensiva e alle manipolazioni fito-produttive che concentrano il principio attivo e alterano le caratteristiche della pianta. È veramente arduo qualificare ‘leggero’ un derivato della cannabis col 25% di principio attivo, per non dire del 39% o del 78%[3].

Nella conclusione dei lavori il Presidente Giorgia Meloni ha ribadito che nella lotta alla droga «questo governo non intende voltarsi dall’altra parte e ignorare il problema ma affrontarlo con coraggio e determinazione. Sarebbe molto più comodo sul piano del consenso far finta di niente, come hanno fatto altri, ammiccare alle dipendenze per sembrare anticonformisti ma credo che non ci sia niente di più anticonformista di dire le cose come stanno assumendoci la responsabilità. Una politica che non garantisce la scuola, una prospettiva, un futuro ai giovani e in cambio dice ‘fumati una canna’ non sarà mai la mia politica. È finita la stagione dell’indifferenza, del lassismo, del disinteresse. Il messaggio è che lo Stato intende fare la sua parte per combattere un fenomeno che è fuori controllo».

Ha poi aggiunto Giorgia Meloni: «Mi interrogavo, quando ero rappresentante studentesco, su come si faccia a combattere la droga e oggi voglio dire a questi ragazzi: quando voi finirete il percorso di recupero ricordatevi che siete migliori di tanti altri, c’è tanto che potete insegnare e dare, non vi definisce che siete finiti nel tunnel della droga ma che siete riusciti ad uscirne». La premier ha poi concluso: «Voglio dire alle associazioni e agli operatori di questo campo: so che è stato un percorso nel quale spesso vi siete sentiti soli, da domani non lo sarete più».

È evidente che la dipendenza da sostanze sia questione così complessa da non essere riducibile a un mero problema sociale o sanitario, ma debba essere necessariamente analizzato sotto una visione ampia, alla luce di quanto proviene da più campi scientifici: dal settore medico a quello politico-sociologico.

 

* Contributo sottoposto a valutazione.

 

[1] Dal 1989 il 26 giugno è presentato dalle Nazioni unite come la “Giornata internazionale contro l’abuso di droga e il traffico illecito”. A Roma, nel pomeriggio di lunedì 26 giugno 2023 sono intervenuti convegno tenutosi per la Giornata mondiale contro le droghe: il Presidente della Camera Lorenzo Fontana, Andrea Abodi, Ministro per lo Sport e i Giovani, Maurizio Gasparri, Vicepresidente del Senato, Alfredo Mantovano, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con la conclusione dei lavori del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Il messaggio che parte dal convegno è che c’è un mondo che non si rassegna, un mondo fatto di giovani, di famiglie, di personaggi del mondo dello spettacolo. un mondo che vede al suo fianco le istituzioni che mette in comune le esperienze maturate sul campo per circoscrivere il più possibile questa deriva e per invertire la rotta: comunità, Sert, regioni, professioni a vario titolo coinvolte (psichiatri, psicologi, medici di ogni specializzazione). Prevenzione, informazione, educazione e vicinanza sono il terreno di confronto prima dei pure importanti articoli di legge.

[2] https://www.politicheantidroga.gov.it/it/attivita/relazioni-annuali-al-parlamento/relazione-annuale-al-parlamento-sul-fenomeno-delle-tossicodipendenze-in-italia-anno-2023-dati-2022/.

[3] Cfr. Intervento tenuto il 13 dicembre 2022 da Alfredo Mantovano, Sottosegretario di Stato, alla diciottesima Conferenza Internazionale del Gruppo Pompidou, in https://www.centrostudilivatino.it/category/droga/.